Probabilmente il dipinto più famoso di Milano, tante le riproduzioni e infinite le imitazioni, così come gli enigmi su di esso: Il Cenacolo di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 fu realizzato su commissione di Ludovico il Moro nel convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie. Capolavoro assoluto del Rinascimento italiano, a causa della tecnica utilizzata da Leonardo, incompatibile con l’umidità dell’ambiente, si trova da secoli in un cattivo stato di conservazione, motivo per cui è stato messo in atto uno dei più lunghi restauri della storia: dal 1978 al 1999.
Leonardo non amava la tecnica dell’affresco, la cui rapidità di esecuzione era incompatibile con il suo modo di lavorare, fatto di continui ripensamenti, aggiunte e piccole modifiche. Diversamente da quanto si crede comunemente, scelse di dipingere su muro come dipingeva su tavola: i recenti restauri hanno permesso di appurare che l’artista, dopo aver steso un intonaco piuttosto ruvido e steso le linee principali, lavorò al dipinto usando una tecnica tipica della pittura su tavola.
Leonardo è il forse il primo pittore ad introdurre nelle sue opere il “momento drammatico”: non delinea soltanto l’ambiente e la situazione, ma coglie la storia nell’”istante” in cui giunge a una svolta drammatica. Il Cenacolo viene per questo definito dai contemporanei come una “pittura parlante”. Una curiosità? A destra di Gesù, tra Pietro e Giuda, c’è una mano armata di coltello: alcuni sostengono appartenga a Pietro, ma altri ritengono sia di Giuda e che con i tanti restauri effettuati si sia modificata leggermente l’anatomia dei protagonisti, il che rende difficile l’identificazione dell’appartenenza.