I ragazzi della 2A CAT e della 2B CAT hanno sperimentano insieme a noi, nelle giornate del 18 e del 21 aprile, un nuovo tipo di uscita didattica. Insieme abbiamo, infatti, identificato le barriere architettoniche presenti nella loro scuola e nel loro quartiere (Lampugnano), portando alla luce quelle che sono le difficoltà quotidiane di un cittadino con disabilità motoria, oppure cieco o ipovedente.
Problematiche da non sottovalutare anche per gli anziani, o chiunque sia limitato in maniera temporanea negli spostamenti (come giovani e adulti con le stampelle, o mamme col passeggino). Infatti, alcuni tratti di strada fra la scuola (di via Natta 11) e la stazione della metro M1 sono subito apparsi, agli occhi dei ragazzi e della loro insegnante, la prof.ssa Ferrara Loredana, non inclusivi.
Con la 2A CAT siamo andati in Piazzale Lampugnano, una zona molto frequentata per via sia della stazione della metro che degli autobus di lunga percorrenza. Lì abbiamo condotto i ragazzi bendati che hanno potuto provare sulla loro pelle la difficoltà di muoversi senza utilizzare la vista: questo ha permesso loro, immediatamente, di identificare alcune barriere lì presenti.
Anzitutto, il piazzale soffre di un design poco accessibile: la carreggiata lo taglia a metà, rendendolo poco sicuro; inoltre vi sono alcuni punti totalmente inutili (come la parte di piazza che sprofonda grazie a tre lunghi gradini, che non ha motivo di esistere) ed altri che potrebbero essere fortemente migliorati (l’arco di pietra in mattoni decorativo era d’intralcio e non ha convinto i ragazzi).
Abbiamo segnalato l’inaccessibilità tramite i nostri cari amici di PartecipaMi, che come sempre si sono dimostrati celeri nel portare la problematica agli occhi del Municipio. Confidiamo nel fatto che uno snodo come questo, così importante e frequentato, venga presto migliorato.
Meno il mondo intorno a te è accessibile, più handicappato ti senti – Kees-Jan van der Klooster
Il giorno 21 aprile, con la 2B CAT Cardano, abbiamo invece fatto un giro per il quartiere e nella scuola stessa. Abbiamo rilevato come alcuni marciapiedi siano instabili, stretti e pieni di fosse e buche: difficilmente accessibili per una persona disabile in sedia a rotelle.
Importante è il tema della ghettizzazione, come portato alla luce dalla prof.ssa Ferrara: se un cittadino disabile, cieco o ipovedente, pensa di dover affrontare (magari da solo) tutti gli scalini, gli ostacoli e le barriere della città, giustamente pensa anche che fa prima a non uscire, restando a casa. Questo è il testimone che lasciamo ai ragazzi dell’Istituto Cardano, futuri geometri o architetti: pensiamo all’accessibilità, all’inclusione, pensiamo agli altri quando progettiamo un edificio o una piazza. Cerchiamo di azzerare quelle inutili barriere che si frappongono fra noi e gli altri e portiamo avanti l’idea di un bene comune per tutti.
Veramente pochi disabili si muovono attivamente nella società, specialmente chi è su una sedia a rotelle, preferisce stare a casa. Quando ci saranno più disabili in giro nelle nostre città, forse anche le attività commerciali si renderanno conto che è necessario rendere i loro spazi più accessibili. – Kess-Jan van Der Klooster.
Per noi, è stata una di quelle esperienze che difficilmente scorderemo.
Miriam Gualteroni, Presidente di Polis Fuoriclasse